La guerra e il ritorno

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  • raccontato da Romano Sablich | 1924
  • caricato da Provincia di Roma - Per la memoria | 26/08/2011
Romano è nato pochi mesi dopo Fiume è diventata italiana ma a Fiume, che prima era austro-ungarica, i bambini imparavano comunque la lingua tedesca, cosa che gli sarebbe tornata molto utile. Romano è partito militare in marina a marzo del 1943. Era imbarcato sui dragamine e ha avuto modo di fare anche un gesto che gli è valso la medaglia d’argento al valore: una mina era vicina alla sua nave, lui si è buttato in acqua, l’ha tenuta lontana per tutto il tempo che è servito a disinnescarla. Adesso considera che solo a 20 anni si può non avere paura. L’8 settembre è stato fatto prigioniero dai tedeschi e portato in campo di lavoro a Berlino. La conoscenza del tedesco gli ha consentito di salvarsi e di fare parte delle squadre di soccorso che liberavano le strade dopo i bombardamenti. Anche lì,sotto le bombe che hanno raso al suolo Berlino, ricorda che non si aveva paura. Sei mesi di militare e due anni di prigionia. Poi, alla fine della guerra, è arrivato a Fiume e ha trovato il governo comunista di Tito. Già molte persone erano sparite anche se ancora non si sapeva nulla delle foibe. Romano decise di venire in Italia e di venire a Roma dove forse era più facile trovare lavoro. Ha fatto il concorso per vigile urbano ed eccolo qua.
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